La Sicilia a tavola
Ci sono dolci e piatti siciliani che potremmo definire piatto regionale, come la pasta con le sarde, pasta alla norma, o la cassata e i cannoli: in realtà non c'è angolo o paese che non abbia il suo piatto o il suo dolce. La gastronomia siciliana ha una tradizione mediterranea con pane e pasta. Intorno al pane che i siciliani amano fresco è nata una vera cultura delle forme, lungo, tondo, ovale,nero o bianco, con il sesamo o cumino o finocchietto. Poi viene la pasta, secca o fatta in casa che è sovrana della tavola. Condita con verdure, al pomodoro, o al ragù, o con l'olio e pan grattato, o con il pesto fatto con i pistacchi, o i delicati ravioli ripieni di ricotta e menta o la pasta fritta accompagnata dalle arance. Il riso, introdotto dagli arabi, è usato in cucina per i timballi e i celebri arancini, con zafferano e sugo di carne e caciocavallo. Le verdure sono del mediterraneo, coltivate negli orti, che hanno gusto speciale per la forza del sole: come melanzane e peperoni, sedani, pomodori e la dolce zucchina lunga; mischiate nella caponata ne fanno un piatto sempre presente a tavola.
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Giallo, rosso, verde, violetto, bianco è il succulento e buon fico d'India, frutto di quella pianta, forse un pò brutta e informe, rigida e massiccia, che neppure il vento riesce a piegare, ma il simbolo del paesaggio siciliano, cui trasmette un aspetto curiosamente esotico. Il generoso fico d?india si è impadronito di ogni angolo: è siepe lungo la strada, segna i confini tra gli orti, e per anni stato il pane dei poveri e infine pianta medicinale. Il fico d'India siciliano si chiama Opunzia Ficus Indica, ed è una delle centosettanta piante cectaceae. Di questa pianta non si butta niente: i frutti sono nutrienti e dissetanti, quelli raccolti dopo la pioggia sono come un sorbetto, vengono utilizzati per fare marmellate, sciroppi, gelatine, biscotti, mostarda. Le foglie o pale sono ricchi di vitamina c, sono impiegati come foraggio, come ornamento, e in medicina sono lassativi, tonico cardiaci, curativi di gastriti e disinfettano le ferite. Sulla foglia vive un parassita che produce una preziosa tintura rossa carminio, componente basilare di cosmesi per creare rossetti. Famoso è anche la produzione di alcool ricavato dalle pale.
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Buona è pure una purea di fave detta maccu fatta con un soffritto di cipolle e pomodori. Ricco è poi l'uso dei pinoli, mandorle, noci, uvetta e pistacchi. Nella cucina siciliana c'è poi la carne, capretto e agnello e , naturalmente per un'isola, il buon pesce, che ha per simboli di questa terra, il pesce spada e il tonno, cucinati al forno, affumicato, al pomodoro, o alla brace in foglie di vite o conditi con quella buona salsa che è il salmoriglio; e poi anche le sarde a beccafico, con pangrattato, uvetta e succo d'arancia. E ancora acciughe, seppie, fino al baccalà e allo stoccafisso alla messinese. Molto usata è la cipolla rosolata per coprire la carne e certe verdure, come il "farsu magru" fetta di carne ripiena di uva passa, pinoli, uova sode, formaggio, salumi. Le arance non sono usate solo come frutta, ma sono aggiunte nelle insalate con finocchi, olive, pomodori e nei dolci.
La Sicilia é maestra nei dolci, che trovano nella cassata il simbolo del cibo voluttuoso. La cassata è una crema di zucchero e ricotta con frutta candita, pan di spagna bagnato nel rum, e per finire cioccolato a pezzetti. Famosi sono i cannoli di ricotta, con la variante di ricotta e pistacchio. La frutta martorana, è un dolce dal sapore celestiale, preparata con pasta di mandorle, zucchero e poi colorata: con questo dolce, la pasticceria artistica siciliana crea imitazioni di ogni tipo, dalla frutta, alle verdure, alla carne, al pesce e perfino al piatto di spaghetti al ragù che visti da lontano sembrano veri. Un capitolo a parte è il settore delle granite: alla mandorla, al limone, alla pesca, alla fragola, al cioccolato, al caffè, che possono essere accompagnati da un'aggiunta di panna sopra e, mangiati con un'ottima briosche calda, rappresentano una delizia da gustare per colazione, pranzo, merenda.
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